Dal 3 al 12 settembre 2021 si celebra la ricorrenza del centesimo anniversario dell’Incoronazione della Madonna della Basella, avvenuta l'8 settembre 1921.
L’8 settembre ricorre il centenario dell’Incoronazione della Madonna di Basella. E' un evento importante, celebrato e festeggiato dalla nostra comunità.
In questo articolo digitale, Basella Viva ripropone immagini, ricordi e riferimenti delle celebrazioni dell’incoronazione del settembre 1921 e dei festeggiamenti per le ricorrenze di questo significativo evento che in questi 100 anni di devozione popolare, di vicissitudini e di trasformazioni hanno caratterizzato la tradizione e la vita religiosa della gente di Urgnano e Basella.
Basella, Piazzale Santuario, aprile 1965, Sesto Centenario
Un racconto lungo cent'anni
L’apparizione della Madonna alla Basella è la più antica tra le apparizioni mariane in terra bergamasca, risale infatti al 1356, anno che segna l’inizio della storia del Santuario.
8 aprile 1356 - Prima Apparizione della Madonna, che tiene per mano un Bambino, e consola la giovane Marina di Urgnano, disperata per la sua coltivazione di lino danneggiata dalla brina.
17 aprile 1356 - Seconda apparizione della Madonna, chiede sia ricostruita una Chiesa, sui ruderi di un’altra, già dedicata in suo onore, allora del tutto sepolta, di cui nessuno aveva notizia (da quì la probabile origine del nome “Basella” : antica chiesa abbandonata).
1 maggio 1356 - Si scava nel luogo indicato da tre pietre, e davanti alla generale meraviglia vengono alla luce l’altare e i ruderi di una antichissima chiesa. Scoperti i ruderi, accesi di entusiasmo, autorità religiose e popolo decidono di far sorgere la nuova Chiesa. Il Vescovo di Bergamo, Lanfranco de’ Saliverti (Salvetti) interviene personalmente per la posa della prima pietra, tra una moltitudine sterminata, accorsa da vicini e lontani paesi.
Giugno 1356 - All’epoca domina nella Lombardia la Signoria dei Visconti. Arriva pellegrino a Basella Bernabò Visconti e vi lascia in dono “dieci fiorini d’oro e una bellissima croce”.
2 luglio 1356 - Arriva pellegrino a Basella Galeazzo II Visconti. E’ probabilmente questo il nobile personaggio ritratto nell’antico affresco dell’Apparizione sull’ingresso della sacrestia.
1356 - giorno dell’Ascensione: I pellegrini raggiungono la cifra di trentamila.
14 ottobre 1356 - Il Vescovo di Bergamo Mons. Lanfranco de’ Saliverti procede alla solenne consacrazione del piccolo Santuario. Il Santuario è compiuto e benedetto, ma lascia non poco a desiderare per la ristrettezza, e così rimane fino a quando vi provvederà il Colleoni.
1460 - Fu il Colleoni che volle ed attuò l’ampliamento della Chiesa, aggiungendovi un prolungamento di tre navate. All’atto pratico ne uscì una costruzione ex novo, venendovi incorporata parte del preesistente Santuario. Alla fabbrica di stile quattrocentesco-lombardo seguì la decorazione interna, con affreschi molteplici e fregi di squisita fattura, dei quali, però non rimane altro che la memoria, essendo andati perduti in rimaneggiamenti posteriori, eseguiti dal 1600 al 1800 a dispetto di ogni norma d’arte. Di tutti gli affreschi rimane solo un frammento sulla parete destra, e quello caratteristico sull’ingresso della sacrestia, che rappresenta il fatto dell’Apparizione, con ai piedi un nobile personaggio in atto di preghiera.
Giugno 1466 - Chiesti dal colleoni, alcuni religiosi Domenicani di Santo Stefano in Bergamo si stabilirono nel Convento per loro appositamente costruito, con l’impegno dell’assistenza e custodia del Santuario.
1474 - Muore Medea, la figlia prediletta del Colleoni. Per volontà del Capitano viene sepolta nella Chiesa della Basella, dove viene eretto un degno sepolcro. Nel Santuario, dove esistono ancora un sarcofago e lapidi murarie, verranno successivamente tumulati Tomaso Longi, Gerolamo Medolago(deceduto a Muratella) e molti componenti della nobile famiglia bresciana dei Martinengo, legati al Colleoni da vincoli di parentela. Manifestarono la loro grande predilezione per il convento e per il Santuario con munifici donativi in denaro, arredi sacri, suppellettili e affreschi vari.
1784 - Dopo aver tutelato e protetto per circa tre secoli il Convento della Basella, la Repubblica Veneta ne attua la soppressione, secondo il decreto del 25 settembre 1784 che stabiliva la soppressione degli Ordini Religiosi dei Carmelitani e dei Domenicani. I beni vengono venduti all’asta e incomincia la decadenza del Santuario.
1 febbraio 1787 - Il Conte Gherardo Martinengo, quale discendente ed erede del Colleoni, rivendica ed ottiene con sentenza del Senato Veneto la proprietà dell’ex Convento e dei relativi possedimenti.
17 settembre 1808 - Il Martinengo vende il Convento e tutti i beni annessi, Chiesa compresa, cedendoli, con tutti gli obblighi, al sig. Gaetano Venini di Milano. Purtroppo incomincia la lunga storia dei dibattiti insorti tra la famiglia Venini e i Parroci di Urgnano per la rivendicazione del Santuario.
1842 - Il figlio del Venini succede nella proprietà del Santuario e del Convento, perpetrando tutta una serie di guasti e sconquassi, culminati con la vendita del pregevole monumento sepolcrale della figlia di Bartolomeo Colleoni, Medea, all’Opera Pia in Bergamo (Cappella Colleoni). Ma si vede che trattava con stoltezza anche i suoi affari, perchè nel 1845 dichiarava bancarotta e lasciava Milano.
12 gennaio 1875 - Il Parroco Don Marco Calvi ottiene dai Venini la Chiesa della Basella con l’annessa casa (ora Asilo) e brolo(parco dell’asilo).
1885-1900 - Subito fu un fervore ininterrotto di restaurazione e abbellimento del Santuario, specialmente per opera del Parroco Don Giuseppe Plebani. Viene eretta la cupola di vaste dimensioni, vengono innalzati il presbitetrio e l’altare maggiore al loro livello originario, vengono aperti gli ingressi della sacrestia e del campanile, furono fabbricati i banchi, restaurati i pavimenti, venne acquistato il Piazzale e fu donato un nuovo concerto di campane. Il benemerito Don Giuseppe Plebani, dopo aver restituito al Santuario la sua piena indipendenza e decoro, non riuscì a completare il suo intento di pervenire alla Incoronazione della Madonna.
Basella Piazzale Santuario, aprile 1956, sesto Centenario Apparizione, partenza del corteo per Urgnano
L'incoronazione
I preparativi
La prima cosa che i Padri Passionisti si proposero di attuare fu l’incoronazione del gruppo scultoreo dell’Apparizione. Così l’idea abbozzata da Don Plebani, interrotta dalla 1^ guerra, veniva ora vivamente caldeggiata. Nel novembre del 1920 fu lanciata definitivamente l’intenzione di promuovere la Incoronazione della Madonna della Basella per il settembre dell’anno successivo. Verso la fine di dicembre si costutuì il “Comitato per le Feste”, il quale raccolse i nomi più in vista di Urgnano e della Basella, ma soprattutto molti fervidi devoti, che portarono alla buona riuscita dell’impresa.
Dal mese di Gennaio al Settembre il lavoro del Comitato fu febbrile, il concorso fu molto generoso, il risultato fu più che consolante. In pochi mesi una Borgata non ricca di circa 5.000 abitanti, quale Urgnano all’epoca, donò lire 105.000 e le ragazze degli stabilimenti, con grande sacrificio, vollero pagare le ricche corone di oro cesellato per la Madonna e per il Bambino, sborsando Lire 30.000. Il Signor Isacchi ospitò cardinali e vescovi e il giorno della Incoronazione offrì un signorile pranzo a più di 100 persone.
Il 26 luglio il Vescovo Diocesano Mons. Marelli consacrava la chiesa della Basella e alla sera del 7 settembre 1921, con solenne processione, si svolse il trasporto del gruppo statuario dal Santuario alla Parrocchiale di Urgnano. La statua era collocata su un ricchissimo carro trionfale trainato da 4 cavalli bianchi. La circondavano il Card. Lafontaine, all’epoca Patriarca di Venezia, i Vescovi di Bergamo, Tortona, Chiavari, Foggia, Rovigo, numeroso clero, Confraternite, Associazioni, e vari Corpi Musicali.
Scuola Cantorum di Basella, cortile Passionisti, 1956
L’Incoronazione
Il mattino dell’ 8 settembre alle ore 10 iniziò la cerimonia dell’Incoronazione. Oltre alle personalità sopra riferite, se ne unirono molte altre, i rappresentanti dei Passionisti e molti Parroci delle Parrocchie limitrofe. Era inoltre presente, all’epoca in veste di semplice prelato, il futuro Card. Roncalli. La musica liturgica era eseguita dalla Scuola dell’Immacolata di Bergamo.
A mezzogiorno, terminata la messa, la cerimonia si spostò in piazza, dove era stato appositamente eretto un grande palco. Lo spettacolo era grandioso ed impressionante. Urgnano rigurgitava di migliaia di pellegrini accorsi dalla città e dai paesi vicini, giacchè un calcolo approssimativo dava presenti da 60 a 70 mila persone. La piazza era gremitissima , ad ogni finestra erano grappoli umani , per le vie adiacenti era impedita ogni circolazione, molti erano saliti anche sui tetti per poter assistere alla cerimonia. Al momento della Incoronazione squillavano le campane, suonavano le Bande, inni, battimani e applausi.
Lo spettacolo si rinnovò alle 15.30 quando, terminata la cerimonia, la Madonna Incoronata venne trionfalmente portata per le vie di Urgnano su uno splendido carro trainato da 4 cavalli bianchi. Tutte le vie, le finestre, le porte e i balconi erano riccamente adornati e la sfilata del corteo pareva non finire più. Alla sera si ebbe una fantastica illuminazione, sorprendente per l’epoca, della facciata della chiesa e della torre campanaria. All’illuminazione si affiancarono copiosi fuochi artificiali.
Asilo di Basella, 1955, i chierichetti
Festeggiamenti al Santuario
Alla sera del 9 settembre, con la partecipazione di Cardinali e Vescovi, una processione lunga ed interminabile, con Bande musicali e bandiere, riportava sul suo carro trionfale la Madonna al Santuario con il capo incoronato. All’ingresso del Piazzale fu necessario fermarsi per la grande folla.
Nei giorni successivi i festeggiamenti continuarono con solennità , intervenne la Scuola di canto di Clusone, si ebbero notevoli pellegrinaggi dai paesi vicini e le feste si chiusero giovedì 15 settembre.
L’avvenimento risultò tanto importante che nella vita del Santuario, alle due solite feste tradizionali dell’8 e del 17 aprile, si aggiunse anche quella dell’8 settembre, data dell’Incoronazione.
Basella, Piazzale Santuario, aprile 1956, Sesto Centenario Apparizione
Le partecipazioni del Cardinale Roncalli
(1921-1956)
(1921-1956)
Dall’ 8 al 17 aprile 1956 si tennero i festeggiamenti per il Sesto Centenario dell’Apparizione della Madonna: 1356-1956.
La preparazione fu programmata dal Parroco di Urgnano Don Andrea Bertocchi e dal Curato di Basella P. Simone Maggi che decisero e attuarono una ben riuscita restautazione del Santuario. Le celebrazioni si chiusero “trinfalmente” la domenica del 15 aprile.
Parrocchiale di Urgnano, 15 aprile 1956, Cardinale Roncalli
Il Cardinale Roncalli, Patriarca allora di Venezia, poi Papa Giovanni XXIII, già venuto alla Basella trentacinque anni prima, in occasione della solenne Incoronazione della Madonna (1921), chiuse l’importante ricorrenza celebrata nella Prepositurale di Urgnano, dove il gruppo statuario dell’Apparizione era stato portato in precedenza.
Il Card. Roncalli celebrò il solenne pontificale e nell’omelia, che di seguito riportiamo integralmente, rievocò i tempi dell’Apparizione, con quello stile limpido e tuttavia suggestivo con cui da Sommo Pontefice avrebbe poi toccato tutti gli animi.
Nel pomeriggio il Cardinale venne alla Basella a visitare il Santuario, accolto con grande entusiasmo dai Passionisti e dalla Popolazione. Alla sera, accompagnato da Mons. Peruzzo si trovò a far visita presso la Cascina Vavassori.
(Si ringraziano Mons. Loris F.Capovilla e i Padri Passionisti per le foto e le bibliografie gentilmente concesse)
Urgnano, Piazza Libertà, 15 aprile 1956, Cardinale Roncalli
La lettera a Don Bertocchi di adesione all’invito del 1956:
Venezia, 9 marzo 1956
Carissimo Prevosto, sono lieto di confermare l’accettazione del Vostro invito per le Feste della Beata Vergine della Basella a Urgnano. Sarò dunque fedele per il pontificale con omelia il 15 aprile. Vi auguro di cuore buon successo del completo programma per la Santa settimana di Maria Madre e Regina.
Aff.mo e Benedicente
ANGELO GIUSEPPE Card. RONCALLI
Patriarca di Venezia
ANGELO GIUSEPPE Card. RONCALLI
Patriarca di Venezia
Convento Passionisti di Basella, 1955, l'Associazione Giovanile di Azione Cattolica di Basella
Centenario della Madonna della Basella
Testo integrale dell'Omelia tenuta dal Cardinal Roncalli durante la cerimonia della celebrazione del VI Centenario, Urgnano di Bergamo, 15 aprile 1956
Eccellenze. miei signori. miei fratelli.
Benedico con esultanza il Signore, e ringrazio il venerato Pastore della nostra chiesa Bergomese, con quanti prepararono queste solennità centenarie della Apparizione della Madonna della Basella, per l’invito fattomi a prendervi parte, e quasi a porvi onorevole corona.
Io sono un pellegrino della Basella da trentacinque anni. Qui venni nel settembre 1921, giusto in occasione della Incoronazione, e vi accompagnavo, allora giovane prelato appena introdotto nel servizio della cooperazione missionaria, il nuovo Cardinale Camillo Laurenti, che i grandi meriti di Segretario della Sacra Congregazione de Propaganda Fide avevano sollevato all’onore della Porpora Romana. Le cerimonie della Incoronazione erano state compiute in quei giorni per mano del Card. Pietro La Fontaine, il mite e piissimo Patriarca di Venezia. Appena so esprimervi il sentimento di tenerezza che questa coincidenza desta ora nel mio spirito. Ancora un Patriarca di Venezia, dunque, Bergamasco per giunta, chiamato all’ultimo gesto di questa celebrazione centenaria dell’Apparizione, come a stringere un dolce nodo di fraternità Mariana di due diocesi, sotto il segno di una stessa dignità patriarcale, che permette - dico di me umilmente - alla persona di scomparire sotto lo splendore dell’augusta funzione rituale.
L’anima mia invero era già erudita sui tesori spirituali e sui fasti della Basella per la familiarità che ebbi con un pio e santo sacerdote - ne pronuncio il nome qui con grande e commosso rispetto - Don Giovanni Fadini, che fù l’ultimo ecclesiastico secolare addetto alla assistenza spirituale del Santuario della Basella, prima che vi venissero introdotti i nostri tanto benemeriti ed apostolici Padri Passionisti.
E poichè l’onda dei ricordi batte al mio spirito, permettete, miei fratelli, che io vi intrattenga con semplicità circa alcuni pensieri che la ricorrenza sei volte centenaria dell’Apparizione della Basella mi suggerisce, a mia ed a vostra edificazione.
E poichè l’onda dei ricordi batte al mio spirito, permettete, miei fratelli, che io vi intrattenga con semplicità circa alcuni pensieri che la ricorrenza sei volte centenaria dell’Apparizione della Basella mi suggerisce, a mia ed a vostra edificazione.
Una celebrazione centenaria come questa ci invita innanzitutto ad uno sguardo retrospettivo di secoli e di storie lontane.
In questo riguardare così, viene spontaneo il confronto coi tempi e colle condizioni attuali: e nel confronto prendono più vivo rilievo alcuni principi di alta sapienza, sublime ed eterna come il Vangelo di Cristo, proposti agli uomini come direzione della vita di ciascuno in particolare, e di tutti insieme riuniti: famiglia, nazione, popoli.
Dal richiamo di tali principi scende l’ammonimento e l’incoraggiamento al ben pensare e al ben fare.
In questo riguardare così, viene spontaneo il confronto coi tempi e colle condizioni attuali: e nel confronto prendono più vivo rilievo alcuni principi di alta sapienza, sublime ed eterna come il Vangelo di Cristo, proposti agli uomini come direzione della vita di ciascuno in particolare, e di tutti insieme riuniti: famiglia, nazione, popoli.
Dal richiamo di tali principi scende l’ammonimento e l’incoraggiamento al ben pensare e al ben fare.
Sopra questa triplice visione di tempi passati, di principi perenni, di ammonimenti incoraggianti, amo scorgere la luce serena ed amabile della Madre di Gesù e Madre nostra, che nella successione dei tempi, oltre gli sconvolgimenti umani, oggi, come ieri, come sempre, e in tutti i punti della terra dove il nome di Lei, col nome di Gesù è invocato, si è compiaciuta di affermare anche sensibilmente la sua presenza a beneficio, a letizia ed a consolazione dei credenti.
Parrocchiale di Urgnano, 15 aprile 1956, Cardinale Roncalli
Rilievi storici
Ricordiamo i tempi della apparizione, la prima di cui vi sia traccia nei documenti e nei monumenti, come avvenuta nel territorio e nella diocesi Bergamasca.
Ricordiamo i tempi della apparizione, la prima di cui vi sia traccia nei documenti e nei monumenti, come avvenuta nel territorio e nella diocesi Bergamasca.
Tempi di tristezza, miei cari fratelli. Il giorno della apparizione della Basella è segnato, 8 aprile 1356. Ma io amo estendere questa data sino al chiudersi del primo secolo che ne decorse, e prendere tutti interi questi più che cento anni,e riguardarli tra le due cifre 1356 e 1475, che è quanto dire dalle umili pietre della prima cappella che la pietà dei buoni vicini di Basella vi eresse, e dai pellegrinaggi e dalle folle innumeri che anche da punti lontani del vasto piano Lombardo vi convennero, e da visite più illustri nella luce effimera del secolo rispondenti ai nomi di Bernabò e Galeazzo Visconti, duchi di Milano, sino alla ricostruzione del Santuario su basi più vaste e linee eleganti, sino alla fondazione all’apprestamento di un monastero affidato ai frati Domenicani di S: Stefano di Bergamo, per provvedere al culto ed all’assistenza spirituale dei devoti. Nuova chiesa e comunità religiosa sorsero di fatto come vero monumento della sincera pietà religiosa del grande capitano Bartolomeo Colleoni (+1475), della cui devozione alla Madre di Dio egli forni molteplici prove.
Bergamasco di tempra robusta, condottiero ardimentoso e fortunato, egli era reduce ormai dalle sue imprese a servizio di Venezia, onusto di onori e di ricchezze, ed occupato gli ultimi anni della sua vita battagliera nella coltivazione delle sue terre, che irrigò di canali, arricchi di chiese: e fra queste si dischiuse come fiore delicato della sua vecchiezza, e come punto di riposo e di pace da lui preferito, il Santuario della Basella.
Ma i tempi, quei tempi ripeto, furono tristi. Per la Chiesa Romana innanzitutto funestata nel suo centro da convulsioni di fazioni e di popolo che l’obbligavano al lungo esilio di Avignone: poi lacerata internamente da divisioni che produssero lo scisma d’Occidente; e verso la metà del secolo XIV dallo sgomento per la caduta di Bisanzio, e per l’avanzare, indeprecabile ormai, della potenza ottomana. E per l’Italia, dalla dissoluzione dell’età comunale ormai caduta sotto la denominazione dolorosa e spietata delle signorie. Qui presso di noi, Torriani, Visconti e Sforza: altrove altri prepotenti, mentre l’agitazione non mai placata delle due fazioni che caratterizzarono tutta quell’epoca , detta dei Guelfi e dei Ghibellini, riempi le città e le campagne di castelli e di feudi, le famiglie di miseria e di fame, le anime di amarezza e di tedio.
La Chiesa di Bergamo, quanto al suo governo spirituale di questo periodo, a cavallo di due secoli - 1356 - 1456 - ebbe pastori degni e benemeriti.
La Chiesa di Bergamo, quanto al suo governo spirituale di questo periodo, a cavallo di due secoli - 1356 - 1456 - ebbe pastori degni e benemeriti.
Particolarmente distinti due figli di San Francesco - il Bergamasco fra Lanfranco Salvetti, che chiameremo il Vescovo della Basella (1349-1381) che tenne la cattedra 32 anni, e fu vigoroso riformatore dei costumi del clero e del popolo - il Cremonese frate Francesco Aregazzi (1409-1437) che pure governò per 34 anni e che diremo il Vescovo della Madonna di Rosate dal suo Santuario ad Albano e dal Monastero (1445) ora demolito, sul colle aureo in Alta Città, nonchè della Madonna delle Grazie a cui è legato il ricordo di San Bernardino che fondò quel monastero (1427) alle porte della città piana.
Così amabilmente si sparsero sulla terra nostra gli effluvi della pace Francescana, ad ammorbidimento dello spirito, a preparazione di tempi migliori. Questi furono segnati dal nome del primo Vescovo veramente insigne che la Repubblica Veneta costituita in quell’epoca ci diede nella persona di Giovanni Barozzi (1449-1464) eximius antistes: padre delle vedove e dei pupilli, difensore della Chiesa, decoro dei prelati, come tutti lo chiamavano: contemporaneo del Protopatriarca della sua Venezia, San Lorenzo Giustiniani, a cui sopravvisse sino a divenire il quarto successore per la diocesi di San Marco, purtroppo per un anno solamente.
Anche il Barozzi fu contemporaneo e testimonio dello spirito cristiano di Bartolomeo Colleoni, che si profondeva nelle opere di culto e di beneficenza: a Bergamo intorno alla Madonna della Basella, ed in altre manifestazioni cospicue; a Venezia col soccorrere largamente di denaro la carità proverbiale del santo patriarca Giustiniani, effusa in molteplici forme verso i poveri, gli infelici, i derelitti della vita e della società.
Principi salutari e perenni, il Duplice Dono
Da questi tratti, i rilievi di un’epoca storica interessante, punteggiati da note e da figure caratteristiche - di birbanti e di santi. di bravi cristiani anche se talora peccatori, capaci di risollevarsi con onore alle opere del bene, o di ignavi sforniti di energia e di volontà - scendono chiari alcuni principi degni di meditazione profonda, e di pratica e pronta attuazione.
E il primo è questo: che il Signore ha creato il cielo e la terra: il sole per la luce del giorno, e la luna per la notte. Anche dopo la colpa originale seguita dalla promessa della redenzione e della grazia, egli ha lasciato all’uomo la libertà dell’arbitrio, che è quanto dire l’assoluta facoltà della scelta frà la luce e le tenebre, fra il bene e il male. Ciò spiega la storia del mondo e la vicenda dei secoli.
Parlare dunque di tempi tristi o di tempi belli in misura assoluta, non corrisponde alla perfetta realtà. Ogni epoca ha avuto le sue tristezze e i suoi splendori. Sono la ignoranza o la malizia o la bontà degli uomini, gli elementi che determinano i vari tempi, la loro bruttezza o la loro bellezza. E’ di là che discendono la pace e la guerra, l’ordine o il disordine, il progresso oppure il decadimento della famiglia e dei popoli.
Disaffezioniamoci dunque dal dire continuamente male dei tempi andati anche se tristi, e del dire solo male dei tempi nostri. A seconda del determinarsi della libertà dell’uomo, egualmente padrone di se stesso, si rivelano le nostre responsabilità individuali e collettive: e ciascuno ha la responsabilità sua nel posto assegnatogli dalla sapiente provvidenza.
Alla Provvidenza la cura del resto.
Alla Provvidenza la cura del resto.
L’altro principio è nel gran dono che il Padre Celeste ha fatto al mondo nella pienezza dei tempi, cioè il Figliuol suo unigenito, Dio ed uomo, Maestro di verità col suo Vangelo, Redentore della umanità col suo sangue versato per il nostro riscatto, ed a suggello divino della nostra fraternità nella nuova famiglia di cui Gesù è il primogenito.
Oh! che dottrina è questa: semplice, fondamentale, divina. Gesù e il suo Vangelo sono il gran punto di contraddizione della storia del genere umano. O con Cristo e col suo Vangelo:ed ecco la civiltà, che è come dire la vita perfetta del cristiano, e la pace del mondo. O contro e senza Cristo e il suo Vangelo: ed ecco l’incertezza, la foschia, l’errore, la violenza, la rapida o prolungata disperazione degli uomini e dei popoli.
Del nostro Colleoni, frequentatore pensoso della Basella, diceva bene il suo biografo, nostro concittadino insigne, che egli poneva nella fede di Dio ogni umana saggezza, e come attingesse dal principio religioso, ammettiamo pure non senza un desiderio di gloria anche umana e terrena, motivi di insolita nobiltà spirituale che quasi lo mondano dai difetti e dalle asprezze sue, e permettono a noi di raccogliere dalla sua vita e dalla tristezza del suo secolo, anche l’ammonimento di una serena filosofia. Giusto quella serena filosofia della storia, che ad un classico cultore di essa, Giovanni Battista Vico, fece scrivere a conclusione del suo volume “La scienza nuova”, che senza Iddio la storia del mondo non è che marciume e sangue.
Ma accanto al Cristo Figliuolo suo e Redentore nostro: fondatore della santa Chiesa, Cattolica, Apostolica, Romana, Iddio benedetto largì al mondo intero una madre, la stessa Madre di Gesù.
La vita reca molte consolazioni, soprattutto per chi si tiene unito spiritualmente al Vangelo ed alla grazia del Signore. Ma è sempre un viaggio: ed il viaggiare stanca ed infiacchisce: è una disciplina interiore, non di rado un combattimento, e la volontà subisce tentazioni sottili e talora violente: tentazioni di cedere, o di accettare un compromesso collo spirito mondano: di imporre sacrifici che o sono troppo pesanti, o se continuati, insopportabili. Ebbene la Madre, quale protezione, quale tenerezza, quale dedizione di lei per il figlio suo. O Maria, Madre di Gesù e Madre nostra: quale tesoro tu sei nella vita della santa Chiesa, nella vita quotidiana di ciascuno di noi, nella vita del mondo cristiano tutto intero.
A seguire le varie epoche della storia è facile scorgere la presenza di Maria sulla terra. Come è detto nel Vangelo: Et erat Mater Jesu ibi: la Madre di Gesù era là. Sicuramente è là: sempre dove è Gesù, e dopo la sua gloriosa Ascensione, ancora è là fra i fratelli di Gesù che sono egualmente figli suoi in virtù del testamento divino: Ecce mater tua. Dovunque la si chiami ella risponde, dovunque la si invochi ella è presente. Ben dolorosa è la vicenda della vita di quaggiù. I nostri occhi sono sempre levati verso il cielo che è la nostra vera patria; anche i nostri cuori sono invitati a tenerci familiari le gioie celesti: fixa corda ubi vera sunt gaudia. Ma i piedi sono posati sulla terra: alla terra domandiamo il pane per vivere, e talora è scarso: non corrisponde al lavoro impiegato per ottenerlo: poi tribolazioni, malattie ci incolgono. Ora Maria è invocata, Stella matutina: salus infirmorum: consolatrix afflictorum: auxilium christianorum.Da ogni terra sale la testimonianza: Maria risponde, Maria interviene. Perciò i santuari grandi e piccoli, sontuosi e modesti attestano la familiare assistenza di Maria.
Quando ero giovinetto pensavo che in nessuna diocesi ci fossero tanti santuari della Madonna come in questa nostra Bergamo. Ma messo il piede fuori di qui, per le vie della penisola nostra, dalle Alpi al Lilibeo, mi convinsi che a Maria spetta bene il titolo di Castellana d’Italia: ma oltre i confini d’Italia, si rinnova lo stesso spettacolo, sovente in proporzioni più ampie, e più solenni che non presso di noi.
Invocazione finale
“O cara Madonna nostra della Basella, con quanta tenerezza piacemi raccogliere il mio pensiero e la mia umile parola che andarono vagando fra considerazioni di vario ordine storico, dottrinale, pratico,raccoglierli, dico, intorno alla tua benedetta immagine, quale attraverso la tradizione sei volte secolare si è venuta fissando a contemplazione degli occhi e per la gioia dei cuori. Il tuo tratto, il tuo gesto di Madre della Misericordia è qui, come in innumerevoli raffigurazioni che l’uomo incontra dovunque volga il suo piede. L’umanità sofferente è qui rappresentata dalla innocente giovinetta di Urgnano, figlia di Pietro detto il Casono, che fu attratta dalla visione della tua bellezza e della tua bontà; obbedì alle tue indicazioni, rintracciò i ruderi dell’antica chiesetta campestre, provocando la costruzione della nuova che, più che tempio, fu “di grazie del cielo e della terra fontana vivace”.
Ciò che particolarmente impressiona alla Basella, ed è caratteristico di questo gruppo figurativo che ci sta innanzi agli occhi, è il Bambino Gesù non più tenuto al seno della Madre, o presentato in adorazione, ma fatto già grandicello e in atto di camminare accanto a Lei che ha tutta l’aria come di introdurlo verso i bisogni dell’umanità di tutti i secoli, oggi come ieri, come or sono seicento anni, come sempre. Il mondo, il cuore degli uomini, le famiglie, le nazioni hanno sempre bisogno di Gesù, un bisogno talora incosciente, ma pur vivo e ansioso.
Il grande problema odierno e che impressiona grandemente chi sente le responsabilità dell’avvenire, è il primo avviamento della generazione in fiore, dei giovinetti nostri e delle fanciulle affacciantisi, innanzi tempo, allo spettacolo di un mondo mutato da quando imparammo a conoscerlo noi della nostra infanzia e giovinezza.
O cara Madonna nostra della Basella! Che sarà dei nostri figli? Che sarà delle tradizioni cristiane delle loro belle famiglie?
Tienili tu per mano e conducili quei cari innocenti, come guidasti i primi passi del tuo benedetto figlio Gesù.
Questo vuole essere il frutto finale della centenaria celebrazione che qui ci condusse. Scorgere tutte le anime sulla retta via della verità, della giustizia, della pace: sulle tracce di Gesù raggiungere la vera vita, tranquillità spirituale e prosperità sulla terra, sicurezza di gaudio e di gloria nei cieli eterni.
Tienili tu per mano e conducili quei cari innocenti, come guidasti i primi passi del tuo benedetto figlio Gesù.
Questo vuole essere il frutto finale della centenaria celebrazione che qui ci condusse. Scorgere tutte le anime sulla retta via della verità, della giustizia, della pace: sulle tracce di Gesù raggiungere la vera vita, tranquillità spirituale e prosperità sulla terra, sicurezza di gaudio e di gloria nei cieli eterni.
Nos cum prole pia, benedic, Jesu, per Virginem Mariam!
4 settembre 2021, processione del centenario.